07/03/2025
AGI - L'Unione europea si fregia di ospitare alcune delle società con la maggiore parità di genere al mondo. Vanta di aver compiuto negli ultimi cinque anni progressi storici con le norme sulla trasparenza retributiva, l'equilibrio tra lavoro e vita privata, l'equilibrio di genere nei Cda delle aziende e la lotta alla violenza contro le donne. Ma non è sufficiente. Basta sfogliare l'ultimo Rapporto sulla parità di genere per rendersene conto: una donna su tre ha subito violenza; una su sei è stata vittima di violenza sessuale. Le donne hanno meno posti di lavoro e quando ce l'hanno un lavoro sono pagate meno dei loro colleghi uomini.
La Commissione europea ha pubblicato una Roadmap per rendere la società più equa. Ma su questo c'è anche l'impegno del Parlamento europeo, di tante eurodeputate anche italiane. Non perdonano ad esempio agli Stati Ue di non aver approvato lo scorso anno la definizione dello stupro come reato europeo.
"Il sesso senza consenso è stupro. Solo un sì è un sì", insiste parlando all'AGI l'eurodeputata di Forza Italia (Ppe), Caterina Chinnici. "Continuare e completare il lavoro iniziato nella precedente legislatura sulla alla direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, affinché il reato di stupro sia un reato europeo, è mia priorità", evidenzia lei che è decana a Strasburgo.
Si unisce alla battaglia, dai banchi dei Verdi, Benedetta Scuderi, uno dei volti più giovani dell'emiciclo. "Quella è stata un'occasione persa che però si deve fare in modo di recuperare. Anche perché così il consenso diventerebbe punto focale", spiega. "L'onere della prova non deve ricadere sulle vittime, come purtroppo spesso avviene ora in diversi Stati europei", aggiunge.
"Parliamo di un reato grave che lascia purtroppo anche conseguenze di lungo termine sulle vittime", concorda l'eurodeputata della Lega, Isabella Tovaglieri, che esprime tuttavia "qualche dubbio sul metodo, dal momento che ci sono pareri discordanti e molti dubbi sul fatto che si tratti di una competenza dell’Ue, ma piuttosto degli Stati membri".
L'impegno politico al Parlamento europeo a favore della parità non si limita alla battaglia contro la violenza. Ci sono tante altre battaglie (piccole e grandi) che però fanno la differenza nella vita quotidiana di milioni di donne. L'eurodeputata del Pd, vicepresidente del gruppo S&d, Camilla Laureti, è impegnata ad esempio sul divario salariale.
"Dobbiamo investire nell’empowerment femminile perché il superamento del gender gap è una grande questione di giustizia, ma anche una grande questione di sviluppo e crescita per l’Europa", sottolinea. E va fatto in tutti i settori. "Io mi occupo di agricoltura ed è mia priorità continuare l’impegno per favorire il protagonismo delle agricoltrici, superando le difficoltà che incontrano per esempio nell’accesso al credito e alla terra, legate anche al permanere di pregiudizi e stereotipi culturali", fa notare.
"Le aziende agricole guidate dalle donne, che sono in Europa circa il 30%, rappresentano un modello sul piano dell’innovazione e dunque della sostenibilità, oltre che della multifunzionalità del settore. Non sostenerle sarebbe un errore strategico proprio per il futuro dell’agricoltura", aggiunge.
Ancora una volta emerge il gap, l'assenza delle donne. E - come denuncia l'eurodeputata del Movimento 5 stelle, Carolina Morace - spesso è un'assenza che viene rimarcata anche nelle Istituzioni europee. "Troppo spesso, negli eventi istituzionali organizzati al Parlamento europeo, ad esempio, la maggioranza degli esperti invitati come relatori sono uomini", racconta. "È malcostume che non nasce dalla mancanza di esperte, ma per dinamiche consolidate nella selezione dei relatori, che non tengono pienamente conto della presenza di professioniste qualificate in diversi settori". Morace, ex allenatrice della Nazionale femminile e prima donna a entrare nella Hall of fame del calcio italiano, propone quindi di "creare un database di esperte suddiviso per aree tematiche a cui tutti gli europarlamentari possano accedere quando organizzano eventi".
Sarebbe un supporto pratico e immediato per tutti i parlamentari, aiutando a rendere gli eventi più equilibrati e rappresentativi della società. Per Scuderi non c'è parità nemmeno nelle stanze in cui prendono decisioni, anche al Parlamento europeo. "In questo mandato si contano meno giovani e donne, per non parlare della presenza femminile nella Commissione europea. Abbiamo pochissime e pochissimi giovani in politica anche in Italia, dove peraltro l’elettorato passivo a 25 anni per le elezioni europee limita ulteriormente il loro ingresso, a differenza degli altri Stati che non applicano questa soglia. Così, di fatto, si sta discriminando legalmente la popolazione europea, e ciò viene reso possibile dall’atteggiamento di un’Europa che non ha voglia di diventare unione di diritti e unione politica, ma soltanto di mercato".